Il Selvaggio Verde è una creazione del mio caro amico Gian Luigi. La scorsa estate, quando la mia vita fu stravolta dalla scomparsa di Silvano, lui e sua moglie Anna mi hanno accolto nella loro casa. Mi hanno reso parte della loro grande famiglia diventando la loro “figlia dell’anima” (in sardo fije ‘e anima). Conobbi Gigi nel 2015 quando partecipai ad uno dei miei ultimi press tour. Realizzai degli articoli per Travel Fanpage. Ci accompagnò al suo rifugio Erbelathori. Il meraviglioso ovile ristrutturato adagiato sulle alture del massiccio del Gennargentu. Un paradiso in terra dove, in passato, i pastori si recavano per pascere le loro greggi. Anna e Gian Luigi, lo scorso anno, mi hanno aperto il loro cuore. Mi hanno aiutato nel periodo più difficile della mia vita nonostante non avessimo avuto contatti dal 2015. Sarò loro debitrice per sempre e a chiunque mi chieda: “vai sempre in Sardegna, ma hai parenti?” Rispondo: “si, molti”. Oggi sono in partenza per la Sardegna. Di nuovo nella mia Girasole, il paese ai piedi del supramonte di Baunei. Sarò di nuovo con Anna e Gigi. Andrò alla scoperta della sua nuova creazione: il “Selvaggio Verde”. Un percorso di circa 40 km , composto da vari sentieri, realizzati per scalare Punta la Marmora. Per arrivare alla croce che tanti anni fa, Don Pietro Vinante,  lo storico parroco di Villanova, fece ergere sulla punta più alta del Gennargentu. 

Don Pietro Vinante: la leggenda del parroco di Tesero

I racconti su Don Pietro Vinante, che la scorsa estate ho ascoltato, mi hanno fatto capire quanto sia forte l’impronta lasciata da questo parroco, severo ed obbediente, nei cuori di tutti gli ogliastrini. Un uomo del nord arrivato in Sardegna, in un luogo remoto, tra le montagne, dove le figure più importati del paese erano il sindaco, il maresciallo dei carabinieri e (appunto) il prete. Per seguire il mio racconto è necessario cercare di immergersi appieno in quel periodo storico. Gli uomini badavano alle greggi. Trascorrevano la maggior parte del loro tempo lontani da tutto. Le madri lavoravano in casa, nelle piccole attività di famiglia e accudivano i figli, spesso numerosi, cercando di farli studiare. I bimbi maschi, il pomeriggio aiutavano i padri con gli animali, dedicandosi poco allo studio.

Tutto il paese attendeva con ansia la festa di San Basilio, giorno in cui giungevano persone da tutta la Sardegna per rendere omaggio al Santo. Un’occasione per i devoti che chiedevano grazie, un’occasione per i giovani che potevano conoscere qualche bella ragazza.  Ad ogni natale il presepio doveva essere realizzato come fosse un’opera d’arte, doveva restare fino a Quaresima inoltrata. Nella piazza del paese il parroco aveva fatto istallare degli altoparlanti dai quali, ogni giorno, durante il periodo natalizio, risuonavano canzoni religiose. Don Vinante era profondamente affezionato ai suoi parrocchiani. Li amava ed ha servito la comunità con dedizione per tutta la sua vita. Era una persona schietta, a volte brusca e severa. Erano i tempi in cui la contrapposizione tra comunisti e democristiani era viva. Dai racconti so che, durante l’ora di religione, i ragazzi per farlo arrabbiare scrivevano sulla lavagna  “evviva il comunismo”. Il loro scopo era quello di farsi buttare fuori dall’aula per andare a giocare in cortile.

Punta la Marmora (foto di Gian Luigi Bonicelli)

Don Vinante era un montanaro, amava il Gennargentu ed è stata sua la volontà di erigere una croce su Punta la Marmora. Ha insegnato ai suoi ragazzi a sciare perché, anche se sembra impossibile, a Villanova in inverno nevica. Con il suo abito talare e la sua borsa era capace di entrare in un bar, invitare tutti al silenzio senza pochi complimenti, per recitare un’ Ave Maria. Non possedeva mezzi di trasporto. Diceva ” mi comprerò una bicicletta quando tutti avranno un elicottero”. Ha vissuto poveramente, chiedendo passaggi per raggiungere i vari luoghi della Sardegna. Chiunque lo faceva salire sulla sua auto sapeva che avrebbe viaggiato pregando e dicendo Rosari. Era diventato un personaggio rinomato anche a Cagliari . Non sopportando i manifesti cinematografici “sconci” li strappava infuriato dicendo che quelle erano “immagini del diavolo”.

Dopo oltre vent’anni Don Pietro Vinante lasciò Villanova Strisaili per trasferirsi ad Elini dove, a 90 anni, è morto. Oggi riposa nel cimitero locale. Si narra che, nonostante la distanza tra Elini e Villanova, (ricordate che ai tempi possedere un’auto era un lusso) coperto dal buio della notte, si recava da qualsiasi villanovese avesse bisogno di lui. Don Pietro Vinante, da uomo di Dio, ha seminato molto, ha seminato bene. Nonostante il tempo passato, la sua scomparsa, il parroco di Tesero vive ancora nel cuore delle persone che ha amato e non solo, perché questo uomo ha lasciato un segno anche nella mia di anima . Don Pietro Vinante ha saputo forgiare una comunità tanto che molte persone con cui ho parlato “devono” a lui la loro fede profonda e radicata. 

Selvaggio Verde

Percorso acqua trekking alle pendici del Gennargentu

Il Selvaggio Verde

Dopo aver spiegato l’origine della Croce di Punta la Marmora è arrivato il momento di parlare della brillante idea di Gianluigi. Sulla costa di Baunei esiste il Selvaggio Blu. Un percorso trekking molto difficile che si affaccia sul mare e sulle famose cale raggiungibili altrimenti con piccole imbarcazioni. La scorsa estate, in un magnifico giorno di sole, mentre stavamo salendo al rifugio Erbelathori ed il Giannargentu con i suoi magnifici colori e corsi d’acqua naturali incorniciava la nostra passeggiata, parlando, scherzosamente Gigi disse: “sarebbe bello creare dei percorsi trekking ed acqua trekking, realizzare esperienze da far vivere agli amanti della natura, potrebbe essere come il selvaggio blu… il selvaggio verde”.

Da quel momento ha lavorato incessantemente per scovare percorsi adatti a tutti. Varie tipologie di tracciati, per permettere agli appassionati del trekking di godere del gigante più volte nominato dal premio Nobel Grazia Deledda, la montagna di Don Vinante, la punta più alta del massiccio più importante della Sardegna. Sentieri una volta percorsi dai pastori, persone umili, che accompagnati dal loro gregge e dai loro cani passavano la maggior parte del loro tempo in questi luoghi solitari e remoti, lontano dalle loro famiglie. Isolati, in ovili dove si riparavano dalle intemperie, vestiti di abiti d’orbace che profumavano di formaggio fresco e di natura. I “nonni centenari” di Villanova e Villagrande Strisaili me ne hanno raccontate di storie a tal riguardo.

Selvaggio Verde

Erbelathori (foto di Gian Luigi Bonicelli)

Gigi ha scovato questi sentieri, conosce questa montagna come fosse sua figlia. Viottoli, mulattiere, itinerari lungo fiumi e piscine naturali percorribili solo se accompagnati da persone esperte e (ovviamente) dotati di attrezzatura idonea. Per la montagna vale la stessa legge del mare, mai sfidarla “quello che la montagna prende non lo rende”.

Sono in partenza per la Sardegna, di nuovo. Cercherò, nonostante la mia scarsa forma fisica, di percorrere con Anna e Gigi uno di questi sentieri del “selvaggio verde”. Vedrò, come lo scorso anno, Punta la Marmora che cambia colore, argento di giorno, rosa al tramonto. Il Gennargentu mi aspetta. Ho le scarpe da trekking, il bastone, i mie “genitori dell’anima” Anna e Gigi ma soprattutto Silvano nel cuore che mi accompagna sempre, dovunque io vada. Ritroverò i “miei nonnini centenari” che ho conosciuto la scorsa estate. Queste sono molte altre storie che poi, un giorno, racconterò.

Zio Vincenzo e Zia Iole