Perché fotografi sempre in bianco e nero? Questa è una delle classiche domande che spesso le persone mi rivolgono. La fotografia (per me) è in bianco e nero. L’emozione di un’immagine si trasmette in bianco e nero. Vedere la vita in bianco e nero, per me, significa carpirne il vero significato, ora più che mai, ora che la vita mi ha chiesto tanto, riesco a capire le sue sfumature solo guardandola in bianco e nero. Il colore è ruffiano, falso, distrae l’attrazione da quello che si vuole raccontare. Il colore è ingannevole. Oggi, con i programmi di foto ritocco, tutti sono capaci di fare “miracoli”. Modificare la luce, aumentare la saturazione per rendete la foto più impressionanti, aggiungere filtri per accentuarne l’effetto wow! Il bianco e nero implica ragionamento, implica studio della luce, implica attesa. Con il bianco e nero sto “imparando” a fotografare.

I Maestri del bianco e nero

I miei autori preferiti hanno lavorato tutti, quasi sempre, con il bianco e nero. Ovviamente, loro potevano usare solo pellicole in bianco e nero dato che hanno vissuto e fotografato nella seconda metà del secolo scorso ma il bianco e nero, per un fotografo come me non è una scelta, è una filosofia. Io non sono amante della “scuola Mc Curryana”, non mi piace il suo stile, anche se lo rispetto molto. Non mi piacciono i suoi ritratti dai colori eccettuati. La ragazza afgana è la sua fotografia più iconica. Ogni volta la osservo concentrando subito l’ attenzione sui meravigliosi occhi di Sharbat Gula distraendo così lo sguardo dall’immagine stessa. Io amo le foto inserite in un contesto, amo vedere dove la foto è stata scattata, amo la foto che racconti qualcosa. Guardo le immagini di Erwitt, Frank, Capa, Smith, li immagino con le loro macchine fotografiche in mano, usurate dal tempo e dall’utilizzo, con la marca coperta da nastro adesivo scuro per evitare che qualche male intenzionato pensi di rubarle, le pellicole in borsa e l’occhio di rapace, capace di capire e carpire velocemente, con un solo sguardo, soggetto, luce, inquadratura. Loro sono i miei Maestri. Non me ne vogliano gli amanti di Steve Mc Curry. Come nel calcio, la fotografia si di divide in squadre: io mi sento parte dei “reportagisti” ossessionati dal bianco e nero.