“Purtroppo suo marito ha un tumore maligno alle corde vocali, abbiamo cercato di operarlo ma non è stato possibile. Adesso dovremo fare altri accertamenti per capire che strada percorrere e scoprire se esistono altri problemi”.
Queste sono state le pesanti parole che, come un macigno sulla testa, il 22 aprile 2016 hanno cambiato la mia, la nostra vita. Il 10 di giugno avremmo dovuto prendere un volo per Chicago, festeggiare il mio 40° compleanno con il viaggio dei nostri sogni e trascorrere un mese sulla Route 66 invece, io e il mio compagno di vita, siamo in attesa che lui, proprio il 10 giugno, inizi la radioterapia, la sua vera grande battaglia contro il tumore che gli ha rubato la voce. Destino ingeneroso, un giorno che per noi sarebbe stato di gioia si è trasformato nell’inizio dell’ennesima prova da affrontare, quella decisiva. Ora so cosa significa vivere nell’angoscia da “vaso di Pandora”, il contenitore di tutti i mali che, scoperchiato, rivela le cose orribili nascoste al suo interno: una biopsia positiva che non lasciava scampo, carcinoma a cellule squamose, il cancro del fumatore, una tac che ha presentato un nodulo al polmone, un altro problema da affrontare. Ore interminabili passate a sperare, notti insonni trascorse nella paura che, anche il polmone, fosse malato, i colloqui con i medici e gli esami diagnostici i cui risultati sembravano non arrivare mai. Un calvario che abbiamo sopportato per circa due lunghi interminabili mesi prima di scoprire che il mostro, che nel tempo ha privato Silvano della sua splendida voce, una maledetta malattia causata dalle sigarette, è localizzato solo alle corde vocali. Una fortuna? No, sarebbe stato meglio partire per gli U.S.A. ma, come si suol dire, in queste situazioni è fondamentale vedere sempre il bicchiere mezzo pieno.
Il 10 giugno inizia per lui, per noi, una nuova sfida. Il giorno in cui avremmo dovuto atterrare a Chicago per festeggiare i miei primi 40 anni saremo in ospedale per iniziare una vera e propria lotta contro la bestia. Con coraggio ci stiamo lasciando alle spalle i momenti interminabili che ci hanno distrutto sia moralmente che fisicamente, i giorni durante i quali, nonostante il dolore, ho comunque trovato la forza di documentare, grazie alla fotografia, questo nostro calvario. La vita non è solo fatta di piatti da fotografare, selfie e gite spensierate la vita, purtroppo, sa essere spietata, cambiare faccia dalla mattina alla sera ed io, nel mio piccolo, non potevo non sfogare la mia rabbia e la mia frustrazione testimoniando la sofferenza di mio marito e la mia, catturando frammenti di questo devastante periodo. Forse l’ho fatto per esorcizzare la bestia, forse perché con la fotografia sono riuscita a pensare un po’ meno o forse, semplicemente, per amore, per la paura di svegliarmi un giorno e non avere più al mio fianco il compagno di una vita.
Così ho deciso di isolare la mia testa dal mio cuore e quando il tumore, il mostro, sarà sconfitto, perché il mostro sarà sconfitto, queste immagini andranno a comporre un album che ogni tanto vorrò riguardare per ricordarmi di quanto la vita sia bella, lo aprirò quando mi arrabbierò per una delle tante sciocchezze che fino ad oggi mi sono sembrate montagne insormontabili, lo aprirò per farlo vedere a mio marito quando un giorno penserà, anche solo per sbaglio, di rimettere in bocca una sigaretta… maledette sigarette. Quando, in futuro, ricorderò questo periodo ripenserò al nostro amore che, con coraggio, ci ha fatto andare avanti, ai favolosi medici che abbiamo incontrato, al conforto che ho trovato in tanti piccoli gesti delle tante persone che ci sono state vicine e all’aiuto che, per la seconda volta nella mia vita, la fotografia mi ha dato. È per questo motivo le ho giurato, di nuovo, amore eterno ed è per questo motivo che ho deciso di dedicare queste poche righe, queste immagini, a chi, quotidianamente, trova la forza di lottare contro il cancro e a chi, quotidianamente, gli sta accanto, a chi ogni giorno cerca di smettere di fumare senza successo, a chi è troppo debole o cieco per non capire quanto male si stia facendo e si trincera dietro alle classiche scuse da fumatore convincendosi di essere invincibile e a chi, invece, la sua battaglia l’ha vinta per davvero e se queste parole, queste fotografie, riusciranno a far smettere di fumare anche solo una persona significherà che le mie parole, le mie fotografie, avranno aiutato qualcuno a salvarsi da un mostro chiamato tumore.